L ’annuncio della candidatura di Vannacci alle Europee con la Lega è spiazzante quanto la previsione della nebbia in Val Padana, è vero, però fra le tante altre cose dette ieri da Salvini ce ne sono un paio un pochino più interessanti. Soprattutto la frase sulla Liberazione, che ha rivelato di aver sempre celebrato senza politicizzarla e senza sbandierarlo.

Si può rivendicare di non aver strumentalizzato la Liberazione, di non essersene appropriati o di non averla manipolata, ma deprecare la “politicizzazione” dell’evento che fonda la nostra politica è buffo. È come separare l’acqua da ogni considerazione idrica, è come irritarsi se parlando di piante qualcuno allude alla fotosintesi clorofilliana. Ma più interessante è il no allo sbandieramento del 25 Aprile da parte di un uomo che a forza di sbandierare la qualunque – dalla Nutella ai decreti sicurezza, dal Milan al putinismo da t-shirt – rischia ormai l’epicondilite. E però in questo approccio intimista, in questa sua Liberazione così biedermeier comunque Salvini ha anche detto che l’antifascismo del governo è evidente, che spera che nessuno abbia nostalgia del Ventennio e si augura che un giorno questa giornata sia di unità nazionale. Non era scontato, non è così irrilevante. Fra tante cupezze politiche e tante parole divisive, varrà la pena di prendere atto anche di questo. Magari senza sbandierarlo troppo.

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