Oasi di biodiversità, bacino importante per l’economia dell’Oristanese. Eppure stagni e lagune non se la passano bene: i compendi ittici sono sempre più in sofferenza fra problemi vecchi che si trascinano da anni e un’assenza di manutenzioni che rischia di mettere in ginocchio uno dei settori trainanti dell’economia del territorio. Dagli operatori più volte è partito il grido d’allarme, anche i sindaci e la Provincia sono in prima linea per tutelare l’importante risorsa. Adesso l’emergenza è legata all’assenza del ricambio dell’acqua: una criticità che inevitabilmente, con l’innalzamento delle temperature, porterà gravi danni ambientali e al settore produttivo della pesca. E la mobilitazione è già partita.

La mappa

L’Oristanese conta oltre settemila ettari di stagni e lagune di importanza internazionale (oltre il sessanta per cento dell’intero patrimonio sardo) che si sviluppano lungo 200 chilometri di costa da Capo Mannu, nella marina di San Vero Milis a Marceddì, nel Terralbese. Le criticità investono in vari modi tutti gli specchi d’acqua come emerso da un recente monitoraggio da parte dei tecnici della Provincia. Come spiega l’amministratore straordinario Battista Ghisu è stata effettuata un’indagine a tutto campo nei compendi ittici per comprendere la reale portata dei problemi. Con l’ausilio dei droni, i tecnici hanno monitorato lo stato degli stagni, con diversi sopralluoghi svolti a fine febbraio in collaborazione con i pescatori delle lagune e anche su segnalazione delle associazioni di categoria del settore pesca.

Lo stagno di Marceddì (foto V. Pinna)
Lo stagno di Marceddì (foto V. Pinna)

Lo stagno di Marceddì (foto V. Pinna)

Dai rilevamenti a Corru s’Ittiri e Corru Mannu, nel territorio di Arborea dove è esercitata anche un’importante attività di mitilicoltura, risulta che la bocca a mare posta a nord è quasi totalmente interrata a causa della presenza di sedimenti sabbiosi e cospicui depositi di foglie di Poseidonia oceanica. I tecnici hanno verificato che nel canale la profondità della colonna d’acqua non supera i 10 centimetri. Un chiaro segnale di sofferenza dell’ecosistema, determinato da una inadeguata ossigenazione, è stato riscontrato anche a sud est dello stagno di Corru S’Ittiri.

A Cabras

Non sta meglio l’area di Cabras: la presenza della Mercerella Enigmatica, sia all’interno dello stagno che nei canali di collegamento a mare, causa fenomeni di ostruzione e di interrimento che pregiudica il normale ricambio idrico. Come a Corru s’Ittiri e Corru Mannu, con l’innalzamento delle temperature il rischio di una moria di pesci è concreto. Problemi simili affliggono anche S’Ena Arrubia, dove un anno fa si è verificata una grave moria di pesci con notevoli danni per i gestori della laguna. I tecnici hanno rilevato interrimenti nel canale che alimenta lo stagno di Zrugu Trottu. A Is Benas, nel territorio di San Vero Milis, sono state rilevate criticità nel canale di collegamento a mare che presentava una batimetria di appena 30-40 centimetri mentre in origine era di 150 centimetri. Tutto ciò è dovuto alla sabbia e alle foglie di posidonia depositate nel canale. Stessi fenomeni sono stati riscontrati anche nello stagno di Santa Giusta, nei canali di collegamento con quelli di Pauli Majori e Pauli Figu: tutti in sofferenza per la mancanza di un normale ricambio idrico che compromette l’equilibrio di queste zone umide. Una situazione gravissima che ha spinto l’amministratore della Provincia, i sindaci, i consorzi e le associazioni di categoria a chiedere un intervento urgente alla Regione perché partano quanto prima i lavori di dragaggio e gli interventi necessari per salvare un ecosistema, vera risorsa ambientale e ricchezza economica, sempre più in pericolo.

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