L’autonomia differenziata pare che non farà bene alla Sardegna. A risentirne sarà soprattutto la Sanità. Lo rileva la Fondazione Gimbe nel report “L'autonomia differenziata in sanità”, in cui è contenuta l’analisi delle criticità e del potenziale impatto del ddl Calderoli sul sistema delle maggiori autonomie richieste dalle Regioni in materia di tutela della salute.

I numeri. L’Isola è terzultima per i livelli essenziali di assistenza e perde più medici di tutti, il 34,2%. Nel dettaglio, dall'analisi degli adempimenti dei livelli essenziali di assistenza (Lea), cioè le prestazioni sanitarie che la Regione deve garantire ai cittadini gratis o attraverso il pagamento di un ticket, emerge che nel decennio 2010-2019 la percentuale cumulativa totale è del 56,3% (media Italia 75,7%) e che «il 43,7% delle risorse assegnate nel periodo 2010-2019 non ha prodotto servizi per i cittadini». Inoltre, nel 2020, il punteggio totale degli adempimenti dell'Isola ai Lea è di 179 (punteggio massimo 300): la Sardegna è così in 15ª posizione tra le Regioni ed è inadempiente secondo il Nuovo Sistema di Garanzia (Nsg) perché ha registrato un punteggio insufficiente nell'area distrettuale (48,95 su 60) e nell'area ospedaliera (59,26 su 60). Nel 2021 ha fatto anche peggio, con un punteggio di 169,7 posizionandosi al 19° e terzultimo posto. Inoltre, non basta la carenza di medici: mancano anche gli infermieri, che in Sardegna sono 4,82 ogni mille abitanti, sotto la media nazionale, pari a 5,06. Dall'analisi della mobilità sanitaria nel periodo 2010-2021 emerge poi che l'Isola ha accumulato un saldo negativo pari a -864.970.904 euro. Questo significa che molti sardi hanno deciso di curarsi fuori Regione: «Nel 2022 l'aspettativa di vita alla nascita è pari a 82 anni mentre la media italiana è 82,6 anni», fa sapere la Fondazione Gimbe, che mostra l’Isola quintultima nel Paese. 

La situazione. Questo quadro è stato reso pubblico poche ore dopo che la direttrice generale della Sanità, Francesca Piras, ha inviato alle aziende sanitarie sarde la comunicazione di sospendere ogni iniziativa organizzativa legata alla realizzazione di nuovi ospedali nell’Isola, tra l’altro senza che Carlo Doria, l’assessore alla Sanità della Giunta Solinas, ne sapesse nulla. Il piano per i nuovi ospedali era stato approvato dall’Esecutivo pochi giorni dopo le elezioni: «Resto stupito e incredulo», sostiene in un messaggio Doria, «che la direzione generale dell’assessorato, con atto proprio, senza aver comunicato niente allo scrivente, possa aver redatto un documento che sospende una delibera della Giunta regionale che può essere sospesa solo da una nuova delibera di Giunta e non da altri provvedimenti che non hanno alcun valore legale», conclude Doria. «Sarà mia cura verificare la veridicità della notizia con i dirigenti interessati». Sull’argomento si sono espressi – tra gli altri – i Progressisti con Francesco Agus: «Questa degli ospedali è stata un’enorme e inutile manovra propagandistica delle destre. Ora fa specie vedere il partito che ha mal governato la Sanità e che ha imposto la nomina di manager nelle aziende più importanti dell’Isola continuare questa azione. Certo è che», chiosa Agus, «il tema dell’edilizia sanitaria va affrontato con serietà e non con toni da campagna elettorale».

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