È tanta l' amarezza negli ambienti sportivi locali per la retrocessione  dall’Eccellenza in Promozione del Cs Bosa, massima espressione  del calcio cittadino.

Il più  amareggiato è  il presidente del sodalizio Massimiliano Calaresu che alla pagina social del club affida un commento  di enorme  delusione  aRetrocediamo - afferma Calaresu - e come presidente mi assumo la responsabilità di questo verdetto. Unico rammarico non essere riuscito a custodire oltre 10 anni di incredibili sacrifici fatti da chi ha a cuore il Bosa».

Una analisi, quella del  massimo  dirigente, che  non viene  condivisa però da tutti e, anzi in molti associano  il risultato sportivo al  fatto che la squadra anche  in questa stagione, così come nelle altre due precedenti, ha pagato un caro prezzo per l’impossibilità di non  poter disporre del Campo Italia, off-limits  a causa dei lavori  per   gare casalinghe e  allenamenti.

Il sindaco Piero Casula, chiamato in causa, interviene non sfuggendo alla  sua parte di responsabilità. «Onore al presidente per essersi assunto una grande responsabilità, al mister e alla squadra per quanto è riuscita a fare in questi ultimi anni. Anni difficili contrassegnati adesso da un'amara retrocessione, che non cancella quanto di buono è stato fatto. I rimpianti sono tanti, il più grande è sicuramente quello di non aver potuto giocare nel campo di casa.  La volontà che ha portato questa amministrazione a chiedere e ottenere il finanziamento necessario per ristrutturare il campo Italia - assicura il sindaco-  era quella di mettere le squadre di calcio nelle condizioni di giocare in sicurezza in una struttura a norma. Purtroppo le lungaggini dovute ad imprevisti e alla burocrazia hanno impedito questo. In questo caso sono io che mi assumo in toto le responsabilità. Al presidente, dirigenti,  tecnici e  giocatori dico grazie per quello che comunque sono riusciti a fare, con l'augurio che si affronti il prossimo campionato con la giusta determinazione e la speranza di raggiungere altri importanti risultati, magari potendo giocare nel Campo Italia, cuore del calcio bosano».

Il capitano Luca Di Angelo è più  lapidario: «Questa retrocessione - afferma - non è dovuta alla responsabilità della società, della squadra, del presidente e  dei dirigenti, ma bensì dalla negligenza di chi ha gestito la costruzione del campo sportivo o meglio il rifacimento. Si può anche retrocedere, ma la cosa avvilente è che sapevamo da mesi che sarebbe finita così. Ho letto di  tempi lunghi e  burocrazia dei lavori pubblici, ma sarebbe stato giusto anche parlare   del  progetto completamente sbagliato fin dal principio , e il conseguente spreco dei soldi pubblici. Spero non si offenda nessuno - conclude Di Angelo-  ma pare chiaro che tante cose sono state sbagliate,  perché non si stava costruendo il Maracanà».

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