Sant’Antonio Abate che rubò il fuoco agli inferi: il rito in Sardegna e il programma del 2025
Tutto quello che c’è da sapere su una delle feste più sentite nell’Isola: ecco da dove nasce e come si svolge un evento che segna anche l’inizio del CarnevalePer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Il 16 e il 17 gennaio in tantissimi paesi sardi si celebra la festa del fuoco di Sant’Antonio, una tradizione in Sardegna che si tramanda da secoli e che oggi è ancora molto viva. Si tratta di uno dei Santi più invocati nell’Isola.
LE ORIGINI
Secondo la leggenda – simile a quella di Prometeo - Sant’Antonio rubò il fuoco agli Inferi e donò luce e calore alla Terra, all’epoca attraversata da temperature glaciali.
Il Santo andò con il suo porcellino alle porte dell’inferno per chiedere un po’ di fuoco, ma i diavoli non glielo consentirono. Tuttavia il maialino, racconta la leggenda, passò attraverso le gambe del demone che si era messo di traverso per impedire l’accesso ed entrò, provocando il caos, con i diavoli che lo rincorrevano da tutte le parti senza riuscire a prenderlo.
Il guardiano, dunque, consentì a Sant’Antonio di entrare per riprendersi il maialino e Antonio ne approfittò: poggiò la punta del suo bastone di ferula sul fuoco, richiamò l’animale e se ne andò. I diavoli non si accorsero che il bastone aveva iniziato ad ardere al suo interno senza svelare fumo: il Santo portò via con sé una scintilla, regalando così il fuoco agli uomini.
IL RITO
Per questo nella notte tra il 16 e il 17 gennaio in Sardegna si celebra la festa del Santo, che ha come simbolo proprio il fuoco, intorno al quale gli abitanti dei paesi si riuniscono scambiandosi il vino e il cibo preparato per l’occasione.
Durante la processione il parroco del paese benedice la propria comunità e poi fa il giro dei fuochi dei vari rioni. Altra tradizione che si tramanda di generazione in generazione è quella di compiere, quando le fiamme raggiungono il punto più alto, tre giri in senso orario e altrettanti in senso antiorario intorno al grande falò.
Tutto termina il 18 gennaio, non a caso giorno chiamato Sant’Antoneddu, in cui la comunità aspettando lo spegnersi dei fuochi si scambia cibo e vino in segno di amicizia.
Il falò dunque è anche e soprattutto un elemento di unione e di aggregazione, intorno ad esso si improvvisano anche diversi balli.
I ragazzi portano sa tuva in attesa della festa (Archivio)
I FALÒ
Su fogu o su fogarone può avere diversi nomi, a seconda della zona e del modo in cui viene alimentato.
In alcuni posti, soprattutto nell’Oristanese, è Sa Tuva, il tronco cavo di un albero secolare viene portato giù in paese dalla montagna. La festa inizia proprio con l’abbattimento del tronco, che viene scelto con cura. Attorno alla Tuva si mettono rami, soprattutto di alloro, che servono a sostenere il tronco e fungono anche da “profumatore”.
Nei paesi della costa orientale, in particolare nell’Ogliastra, i fuochi sono invece alimentati da sas frascas: non tronchi, ma frasche tipiche della macchia mediterranea come corbezzolo, lentischio, ecc. Raccolte al grido di “Ajò a sa frasca, ajò a sa selema”, vengono ammassate nelle campagne i giorni che precedono la festa e portate in paese il 16 gennaio.
In altri comuni è “sos focos”, si passa di casa in casa per prelevare il legname offerto dalle famiglie, che poi viene ammassato in piazza. Tradizione che resiste in diversi paesi del Nuorese e del Nord Sardegna.
In altre località – Dorgali e Siniscola ad esempio – si utilizzano le frasche del rosmarino. Qui il falò prende il nome di “su romasinu”.
L’INIZIO DEL CARNEVALE
L’accensione dei fuochi in alcune località coincide anche con la prima uscita dell’anno delle maschere di Carnevale. A Mamoiada in particolare è uno spettacolo, durante la festa di Sant’Antonio si assiste alla vestizione e a “sa prima essia” (la prima uscita pubblica) di Mamuthones e Issohadores. A Ottana si vedono Boes e Merdule, Filonzana, a Sadali S’Urtzu e Su Pimpirimponi. A Orotelli c’è la prima uscita dei Thurpos, a Gairo dei Maimulus.
Mamuthones e Issohadores (Ansa)
DOLCI TIPICI
Come ogni festa, anche quella di Sant’Antonio ha i suoi dolci tipici. Su Pistiddu, pasta sfoglia o frolla ripiena di sapa (mosto cotto) o miele. O sa paniscedda, dolce ogliastrino dal sapore deciso e molto speziato a base di saba, frutta secca e, appunto, spezie.
Sas cozzuleddas oggi si trovano anche in commercio, un tempo venivano preparate a mano dalle donne: sono dolci a base di arance, miele, noci e mandorle.
Is Pirichittus invece si presenta come un bignè: fritto, glassato fuori, vuoto dentro.
E ancora: su popassinu, nigheddu o biancu, su coccone hin miele, caschettas. Dolci, questi ultimi, preparati in particolare dalle donne di Mamoiada con ricette a base di pasta di mandorle, noci, uva passa, miele.
Balli intorno al fuoco (Archivio)
I FUOCHI 2025 A MAMOIADA
Le date principali sono il 16 e 17 gennaio, anche se in alcuni paesi la festa si tiene altre giornate, sempre tra metà e fine gennaio.
Mamoiada, con la prima uscita delle maschere dei mamuthones e degli issohadores, è uno dei centri in cui la festa è più attesa.
Nel pomeriggio del 16 gennaio il prete benedice il falò della chiesa principale (Patrona Beata Vergine Assunta), girando per tre volte attorno al fuoco col santo e tutti i fedeli in processione. Da quel momento si accendono tutti i falò dei vari rioni, solitamente sono 35-40, e inizia la festa, con le persone che si spostano da un rione all’altro per vedere i fuochi e gustare il vino e i dolci tipici, improvvisando canti e balli.
Il 17 nella sede pro loco ha luogo il rito della vestizione dei mamuthones e degli issohadores. Subito dopo parte la processione danzata, andando a visitare tutti i rioni dove c'è un fuoco. E il 18, per Sant'Antoneddu, i componenti di ogni rione si riuniscono lasciando bruciare gli ultimi tizzoni e consumando ancora gli avanzi di cibo.
NEGLI ALTRI PAESI
Tanti gli altri paesi dove, anche quest’anno come ogni anno, sono previsti i festeggiamenti per Sant’Antonio Abate: Abbasanta, Aidomaggiore, Arbatax, Arborea, Arbus, Ardauli, Aritzo, Assemini, Austis, Bari Sardo, Baunei, Bitti, Bolotana, Bonarcado, Bortigali, Bosa, Bottidda, Budoni, Buggerru, Bultei, Busachi, Carloforte, Castelsardo, Desulo, Dorgali, Escalaplano, Fluminimaggiore, Fonni, Gairo, Gavoi, Ghilarza, Gonnosfanadiga, Illorai, Jerzu, Laconi, Lanusei, Lodè, Lodine, Macomer, Mandas, Meana Sardo, Monastir, Monti, Montresta, Neoneli, Norbello, Nuoro, Olbia, Oliena, Ollolai, Olzai, Orani, Orgosolo, Orosei, Orotelli, Ortueri, Ottana, Ovodda, Pabillonis, Paulilatino, Perdasdefogu, Posada, Porto Torres, Sadali, Samassi, Samugheo, San Nicolò Arcidano, San Teodoro, San Vito, Sarroch, Sarule, Sassari, Sedilo, Selegas, Serrenti, Seui, Silanus, Siniscola, Sinnai, Soleminis, Sorgono, Tertenia, Teti, Torpè, Torralba, Tortolì, Triei, Tuili, Urzulei, Villagrandestrisaili, Villanova Tulo, Villaputzu.
(Unioneonline/L)