Zaia: «Assalto eolico? La Sardegna difenda il suo paesaggio dagli speculatori»
Il governatore del Veneto nell’Isola per presentare il suo libro sposa la battaglia contro lo “sfregio” del territorioPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
L’Europa da riformare («basta con l’Ue dei burocrati»), l’autonomia come vessillo («quella sarda è da difendere, ma tutte le Regioni devono avere più poteri») e il no all’invasione «senza regole» delle rinnovabili che minacciano lo sviluppo delle campagne. D’altronde il presidente del Veneto Luca Zaia è stato anche ministro dell’Agricoltura e sa bene che «la Sardegna ha tanti prodotti tipici e un’identità che guardo con ammirazione e una punta d’invidia».
Ora però il paesaggio è minacciato dalla speculazione energetica: pannelli fotovoltaici e pale eoliche rischiano di sottrarre spazio alle coltivazioni.
«Noi in Veneto siamo stati tra i primi a fare un piano regolatore, per dire dove si possono installare questi impianti e dove invece è vietato. Dico sempre che non ci deve essere guerra tra il combustibile, cioè la produzione di energia, e il commestibile. Va bene il fotovoltaico sui tetti delle case o delle fabbriche, sì ai piccoli generatori di energia, ma un’invasione senza regole va a discapito dell’agricoltura e del paesaggio. E bisogna evitare che in futuro i costi di smantellamento di pannelli e torri ricadano sulla comunità».
Il governatore leghista arriva nell’Isola a pochi giorni dal duello a distanza con Alessandra Todde sull’autonomia differenziata. A Porto Cervo stasera presenterà il suo libro “Fa’ presto, vai piano”, in cui racconta di uno Zaia diciottenne che nel 1986 scopre la Spagna a bordo di una Due cavalli.
Un viaggio nell’Europa ancora da unire.
«Tre anni dopo i nostri coetanei avrebbero buttato giù il Muro di Berlino, mentre tanti vecchiardi discutevano ancora su come agire. La mia è la generazione della nuova Europa, senza confini».
Oggi c’è l’Ue ma Bruxelles è percepita spesso come una matrigna.
«L’Italia è tra i Paesi fondatori, lo dico con l’orgoglio di un europeista convinto, ma penso si possa criticare la gestione europea. Credo nell’Ue vicina ai problemi della gente e non in quella dei burocrati».
Faccia un esempio.
«La Sardegna ha un’agricoltura vera, fa parte di una nazione che ha 4.500 prodotti tipici. A Bruxelles si scontrano due filosofie: l’Ue dell’agricoltura concreta, ovvero noi, e quella delle multinazionali, cioè chi non ha l’agricoltura».
L’Ue finora ha rappresentato il più grande ostacolo per una vera continuità territoriale.
«Quella deve essere garantita senza dubbio. Si deve fare in modo che gli effetti dell’insularità vengano attenuati. In questo modo ne avrebbe giovamento il turismo».
A proposito: anche da queste parti, almeno in estate, si inizia a parlare di sovraffollamento e di eventuali contromisure.
«Da noi l’overtourism riguarda principalmente Venezia, perché si tratta di un museo a cielo aperto e come tutti i musei ha bisogno di regole. Ma non percepiamo i turisti come un problema. A me quelli che sparano con le pistole ad acqua contro chi è in vacanza, come sta succedendo a Barcellona, non piacciono. I turisti sono sempre ospiti graditi, poi se qualcuno si comporta male va intercettato. È un settore che fa da noi 18 miliardi di fatturato, non possiamo vivere senza. Chi lo pensa è sconnesso dalla realtà».
Coincidenza: ha usato questa stessa definizione, qualche giorno fa, per la governatrice Alessandra Todde. Discutevate dell’Autonomia differenziata...
«Non ho fatto nessuna polemica, ho il massimo rispetto per i miei colleghi, poi mi rendo conto che lei è all’inizio e non sia facile. Vorrei chiarire che l’autonomia sarda va difesa. Il modello che io ho proposto è quello di un grande processo di decentramento amministrativo. Qual è il presidente di Regione che non vorrebbe avviare una valutazione d’impatto ambientale senza aspettare le carte da Roma?».
Esiste già un’Italia a due velocità: non c’è il rischio che con la riforma aumenti il divario tra nord e sud?
«Le differenze ci sono perché il modello centralista non funziona. Dopo 70 anni di storia repubblicana dobbiamo avere il coraggio di ammetterlo. L’autonomia della Sardegna in questi decenni ha creato sperequazioni o tolto qualcosa agli altri territori? Non mi pare proprio».
Le Regioni di centrosinistra – tra queste anche la Sardegna – accelerano sul referendum abrogativo della riforma Calderoli.
«La consultazione popolare è un istituto democratico, e la democrazia va agevolata e rispettata. In Veneto il 22 ottobre del 2017 abbiamo votato, c’è stato il 60% di affluenza e il 98% ha chiesto di avere più autonomia: credo che saranno queste persone a farsi sentire e rispondere, se si andrà al voto».
Lei guida la sua Regione dal 2010, il mandato scadrà l’anno prossimo. Cosa farà dopo?
«Alle ultime elezioni ho sfiorato l’80%. Tutte le persone che sento mi chiedono di continuare».
Spera ancora che il Governo elimini i limiti alla ricandidatura?
«Sindaco e governatore sono le uniche cariche con questo ostacolo. Paradossalmente potrei fare il parlamentare a vita, ma non il presidente di Regione».
Non le interessa la guida della Lega?
«Non è un argomento di discussione, e poi non è nelle mie corde. Seneca dice che la vita non è breve, è l’uomo che la rende breve chiedendosi cosa farà domani. La politica è piena di gente che si è rovinata per la smania di decidere il suo futuro».
Michele Ruffi