«Alterazione irreversibile del paesaggio»: il Ministero boccia il maxi parco fotovoltaico a Portoscuso
Parere negativo sull’impianto in un’area di 139 ettari: «Si rischia uno scenario che in pochi anni determinerà, inevitabilmente, un impatto ambientale che cancellerà l’agricoltura»Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Il ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica dice no al maxi parco fotovoltaico proposto dalla società Myt Sardinia 2 Srl a Portoscuso.
Il parere negativo sulla compatibilità ambientale è arrivato su un’istanza, presentata a marzo dell’anno scorso, che prevedeva una distesa di pannelli su un’area di 139 ettari di superfici recintate (su un lotto di 213 ettari circa) con una potenza di 111,2 MWp e con annesso un impianto per la produzione di idrogeno verde.
Un terreno, quello prescelto, che ricade all’interno dei confini del Sito di interesse comunitario dentro l’agglomerato industriale di Portoscuso, per il quale è in corso una bonifica: negli ultimi anni è stato utilizzato come pascolo.
Il decreto ministeriale si basa sul parere della Commissione Tecnica Pnrr-Pniec e su quello della Soprintendenza Speciale per il Pnrr del Ministero della Cultura.
Nei documenti si legge che per realizzare l’impianto sarebbe necessario tagliare «218 individui arborei e arbustivi di grandi dimensioni». Inoltre sarebbe prevista una «importante modificazione del suolo». E ancora, viene considerata «la presenza di significativi beni paesaggistici e culturali nelle immediate vicinanze, nonché che l’impianto sorgerebbe all’interno della fascia costiera e del parco geominerario», quindi comporterebbe una «alterazione irreversibile del caratteristico paesaggio sardo, snaturando un contesto di inestimabile valore storico e culturale». Ma non è finita: la distesa pannelli ricadrebbe «in un ambito di riferimento nel quale sono presenti numerosi impianti di produzione di energia rinnovabile» e contrasterebbe con pale eoliche già esistenti». Sommata a ciò che già esiste e a quello che potrebbe essere realizzato «porterebbe a una trasformazione radicale e negativa del territorio».
Il ministero della Cultura sottolinea un punto: «Considerate le numerose istanze presentate», oltre a quella bocciata, «si avrebbe una vera e propria conversione del territorio che da uso esclusivo agricolo sta subendo una trasformazione industriale con na diffusissima presenza di impianti fotovoltaici, agrivoltaici e eolici». Si prospetta quindi, scrivono dal dicastero, «uno scenario che in pochi anni determinerà, inevitabilmente, un impatto ambientale derivante dal consumo di suolo, non escludendo una marginalizzazione dell’attività agricola rispetto alla produzione energetica».
E anche queste riflessioni hanno contribuito alla bocciatura del progetto, con decreto depositato oggi.
Enrico Fresu