La grande sete della Nurra costringe gli agricoltori ad affrontare la stagione irrigua con i pochi milioni di metri cubi di acqua disponibili, attingendo dai reflui di Sassari e Alghero e da alcuni pozzi (Tottubella, Bonassai, Sella & Mosca). Fatti i conti si potrà arrivare ad avere una disponibilità di circa 5 milioni di metri cubi, a fronte di un fabbisogno di 30 milioni di metri cubi per i cinquemila ettari da irrigare nel Nord Ovest della Sardegna. Un disastro.

Il Consorzio di bonifica della Nurra, insieme alle organizzazioni professionali di categoria, questa mattina ha chiamato a raccolta gli agricoltori nel salone di Guardia Grande. Il presidente di Anbi Sardegna Gavino Zirattu ha voluto coinvolgere anche gli assessori regionali ai Lavori Pubblici e all’Agricoltura, Antonio Piu e Gian Franco Satta. A loro, infatti, aveva chiesto la possibilità di liberare ulteriori 5 milioni di acqua dalle dighe, in via eccezionale, per salvare il salvabile. Istanza che purtroppo non è stata accettata.

«È arrivato il tempo di fare una scelta: selezionare le colture da mandare avanti e decidere quali invece quest’anno non si potranno piantare», ha detto amareggiato il presidente Zirattu ai numerosi imprenditori agricoli intervenuti alla riunione. C’erano anche, tra gli altri, il consigliere regionale Valdo Di Nolfo, l’assessore all’Ambiente del Comune di Alghero Raniero Selva, il commissario della Città Metropolitana di Sassari Gavino Arru.

«A breve invieremo in Regione una ulteriore proposta, ridimensionata, – ha annunciato Zirattu, deciso a non mollare - che tenga conto della scarsa disponibilità della risorsa idrica in questo delicato momento, sperando che possa essere accolta. Proprio per questo nei prossimi giorni ci sarà un ulteriore vertice con le organizzazioni di categoria e l’assemblea dei delegati, per trovare un criterio di distribuzione dell’acqua disponibile. Entrambi gli assessori regionali, da parte loro, hanno convenuto che il problema debba essere affrontato con l’aiuto di tutti, senza contrapposizioni, assicurando che quando saranno terminati i lavori nel Coghinas l’emergenza potrà finalmente dirsi cessata». 

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