Porto Torres, Psd'Az sul Puc: «A rischio lo sviluppo dei prossimi 20 anni»
Un’assemblea pubblica partecipata per fare il punto della situazione sull’iter di approvazione del principale strumento di gestione del territorioPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Il Piano urbanistico comunale al centro di un’assemblea pubblica partecipata per fare il punto della situazione sull’iter di approvazione del principale strumento di gestione del territorio comunale di Porto Torres.
L’evento, organizzato nella sala del Museo del Porto dalla sezione del Partito sardo d’Azione “A. Simon Mossa”, ha catalizzato venerdì sera l’attenzione e suscitato l’apprezzamento dei numerosi partecipanti.
«Il Puc è l’elemento cardine per dare indirizzi sulla pianificazione urbanistica, economica e sociale di una città», ha esordito il commissario cittadino del Psd’Az, Tore Fadda nell’introduzione del dibattito. «In questa fase non si può sbagliare, - ha sottolineato - perché un errore nella pianificazione urbanistica commesso oggi, condizionerebbe in negativo lo sviluppo economico di Porto Torres per oltre 20 anni». E ancora: «Siamo una città in decrescita demografica, per cui la nostra proposta, che non vuole assolutamente creare polemiche, ma dare contributi al dibattito, non prevede nuove volumetrie residenziali e neanche nuove aree di espansione, ma semplicemente destinare allo sviluppo turistico-alberghiero l’unica parte della città che si presta a tale scopo», conclude il dirigente sardista, dando la parola ai relatori.
L’ex consigliere Psd’Az, Alessandro Pantaleo, ha ribadito che, rispetto alla proposta di Piano Urbanistico presentato dall’amministrazione Mulas, un altro Puc è ancora possibile. «Vincolare circa 45 ettari della zona F – zona di sviluppo turistico - prevista a suo tempo dal “piano Macciocco”, non solo creerebbe danni irreversibili sulla possibilità di uno sviluppo turistico della città, ma si vincolerebbe una zona talmente ampia di cui non si avverte minimamente l’esigenza. Peraltro va detto che questo vincolo non può derivare da prescrizioni o imposizioni di enti quali la Regione o la Provincia di Sassari, anche perché dai documenti della Vas e della co-pianificazione concertata con la Ras, non emergono atti formali che impongono questo genere di vincolistica», ha sostenuto il tecnico del PSd’Az.
Nella prosecuzione del suo intervento l’ingegnere Pantaleo ha esposto una simulazione grafica, dalla quale sostiene vi sia la reale possibilità di realizzare strutture alberghiere a bassissimo impatto ambientale rispettando i 300 metri dal mare, seppur questi non siano prettamente obbligatori, sempre salvaguardando l’aspetto ambientale e paesaggistico di quello spazio che va dalla zona urbanistica C3 fino alla pineta di Abbacurrente. Nella stessa simulazione, è anche prevista un’ampia zona di tutela paesaggistica della chiesetta di San Gavino a Mare.
L’ingegnere Claudio Vinci, ex dirigente del Comune di Porto Torres, ha fatto un excursus su tutte le norme, disposizioni e provvedimenti di carattere regionale, nazionale e comunitario che regolano l’approvazione dei piani urbanistici. Dalla relazione è emerso che l’aver stravolto la proposta di Piano elaborata dal team dell’architetto Macciocco, «imporrebbe un nuovo percorso di co-pianificazione con nuova presentazione al pubblico, in quanto le norme vigenti in materia di pianificazione urbanistica, mettono in primissimo piano il coinvolgimento delle comunità locali e dei “portatori d’interesse”, sull’evoluzione di una qualsiasi proposta di programmazione che tocca gli interessi dei cittadini. Con il mancato rispetto di queste procedure, si rischia l’impugnazione ed il possibile rigetto della delibera del consiglio comunale di approvazione definiva del Puc». L’eventuale conseguenza di una sentenza di annullamento del Piano, emanata dalla giustizia Amministrativa, «comporterebbe, oltre che un danno erariale, una logorroica perdita di tempo».
Il dirigente sardista Gavino Gaspa ha aggiunto: «Porto Torres si presta, oltre al turismo balneare, anche a quello storico-religioso, quello archeologico e, perché no, anche a quello fieristico e congressuale. L’area ipotizzata dove concentrare i servizi per il turismo fieristico-congressuale, potrebbe essere quella che ha urgente necessità di bonifiche e riconversione d’uso, in quanto, essendo posizionata nel water-front all’uscita del porto industriale, crea forte degrado e produce un pessimo biglietto da visita per passeggeri e croceristi che sbarcano da quelle banchine». La proposta di Gaspa è quella di destinare «una parte di quei 50 ettari degradati e quasi inutilizzati, nella creazione di un polo fieristico di respiro internazionale, con all’interno aree attrezzate per favorire anche lo sviluppo del turismo congressuale, trasformando quei ruderi inquinanti e degradanti in spazi accoglienti per espositori di ogni genere merceologica, provenienti anche da Paesi Extraeuropei».