In tutti 361 avvistamenti, per un totale di 10 specie. L’estate si avvicina e, per ovvi motivi, aumentano le occasioni di poco piacevoli incontri ravvicinati con le meduse. Ma quante sono nel mare della Sardegna? E quanto sono pericolose? Le risposte a queste domande sono riportate nel recente report stilato dall’Arpas, che ha condotto un monitoraggio nel mare dell’Isola. 

Innanzitutto c’è la definizione di “medusa”: «Con il termine  ci si riferisce a uno specifico stadio del ciclo biologico di un complesso gruppo di animali appartenente al phylum degli cnidari, categoria tassonomica caratterizzata dalla presenza di cellule urticanti (cnidociti) distribuite sui tentacoli». Ed è qui, nei tentacoli, che si annida il “pericolo”. Tra le specie avvistate solo una è da bollino rosso, nel senso che è definita “molto urticante”. La maggior parte sono innocue, o quasi, per l’uomo.

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L’area caratterizzata da un più elevato numero di avvistamenti è stata quella della Sardegna settentrionale, «con valori massimi registrati nell’area di Porto Torres (101 osservazioni). Il settore marino di Villasimius rappresenta invece quello con la maggiore biodiversità, con il ritrovamento di sei differenti specie». 

La più diffusa è la velella velella con 114 avvistamenti, spesso in colonie molto numerose: incontrata molto spesso a nord, meno nel Cagliaritano, la Barchetta di San Pietro (si chiama così) presenta tossine innocue per gli esseri umani, «producendo un lieve pizzicore sulla cute in caso di contatto». 

Molto abbondante è risultata anche la specie Cotylorhiza tuberculata, ben rappresentata in tutte le aree della Sardegna e innocua, così come la Pelagia noctiluca, scifomedusa che rappresenta la più urticante tra quelle osservate: nota anche come “medusa luminosa” è quella da bollino rosso, tra le più urticanti del Mediterraneo. Sebbene non causi gravi ustioni determina reazioni molto dolorose.

Di grande rilievo è considerata la  presenza della specie proveniente da lontano  della  Phyllorhiza punctata, di origini pacifiche, «introdotta dalle attività antropiche e segnalata nel Mar Mediterraneo già dal 1965. Questa rappresenta al momento l’unica specie non Indigena riscontrata durante le attività di monitoraggio della Strategia Marina in Sardegna»: è quella a pois, non crea problemi in caso di contatto. 

C’è poi il polmone di mare, che rappresenta una specie innocua per l’uomo, «anche se il contatto può provocare prurito, dermatiti ed arrossamenti su soggetti particolarmente sensibili».

La Medusa bussola, invece, rappresenta una specie urticante, i cui effetti (dermatiti, prurito e bruciore) si manifestano entro 20 minuti dal contatto e svaniscono entro poche ore: è stata avvistata esclusivamente nei settori marini della Sardegna centrale e meridionale. Complessivamente sono stati avvistati 4 individui, prevalentemente nel 2019 (75%). L’area di Oristano ha fatto registrare il 50% degli avvistamenti. Il Sinoforo a punti rossi invece è stato avvistato solo nella zona di Olbia. È urticante come la medusa olindia, intercettata esclusivamente nelle aree di Villasimius (nel 2021) e Cagliari (nel 2022), per un totale di quattro individui». 

  

  

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