Prima la pandemia, poi la guerra, e ancora il blocco delle merci. L’Isola passa da un'emergenza all'altra, e il risultato, purtroppo, è di centinaia di aziende a rischio chiusura.

L'intervento del Governo, che ha tagliato le accise sul carburante, ha spinto gli autotrasportatori a rimuovere i blocchi nei porti di Cagliari, Porto Torres e Olbia, che ieri hanno smobilitato. Solo gli "irriducibili" ieri hanno protestato a Chilivani, ma presto la situazione si normalizzerà.

Sei giorni di protesta destinati, però, a lasciare ancora pesanti strascichi, anzitutto fra chi attendeva gli approvvigionamenti che non sono arrivati. Due giorni fa in Sardegna è arrivata la prima richiesta di ammortizzatori sociali per parte dei lavoratori di una catena di ristorazione che, causa della mancanza della merce, si trova costretta a tagliare ore ai propri dipendenti.

"Per quanto riguarda invece i market – spiegano da Filcams-Cgil Sardegna – l'approvvigionamento manca su alcune tipologie di prodotti ma in linea di massima i magazzini sono ancora pieni. Alcune rivendite sono state prese d'assalto nei giorni scorsi ma la mancanza della merce che è stata acquistata in grandi quantità ancora non si sente proprio grazie ai magazzini presenti territorialmente e che erano ben riforniti”.

Resta poi, sempre, il problema delle materie prime (grano, mais, ferro e plastica) che scarseggiano e del costo dell'energia schizzato alle stelle.

I carabinieri indagano intanto sull’inquietante episodio accaduto ad Assemini nella notte di venerdì, con un camion di una ditta che non aderiva alla protesta andato a fuoco.

(Unioneonline)

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