Ascolto e responsabilità per il futuro della Sardegna: ne parlano Maria Antonietta Mongiu e padre Salvatore Morittu
Quali percorsi affrontare per lo sviluppo di una terra che rischia la trasformazione del paesaggio storico-ambientale in paesaggio industriale, con torri eoliche e pannelli fotovoltaici? A Radar, su Videolina, confronto tra Maria Antonietta Mongiu, presidente del comitato scientifico per l’insularità in Costituzione, e padre Salvatore Morittu, fondatore di Mondo X.
Mongiu e Morittu mettono a fuoco una prospettiva di responsabilità e di partecipazione. Mongiu avvisa: «la Sardegna non è fragile, semmai è fragile la sua classe dirigente, manca un progetto di sviluppo. Va superata l’Isola etnocentrica, bisognare dialogare con le altre culture. Relazioni insomma, oltre l’integrazione».
Una situazione difficile, certo. «Che però – ricorda padre Morittu - non deve impedirci di sognare. Dobbiamo farlo proprio per la condizione che stiamo vivendo. Perché senza sogni non riusciamo ad arginare l’onda che ci travolge dall’esterno. Allora non saremo più capaci di governarci, e saremo governati»
Entrambi si sono soffermati sul ruolo della Chiesa. Per Maria Antonietta Mongiu «è distratta, come altre agenzie formative». Padre Morittu ne richiama la presenza sui territori: «La Chiesa deve tornarci e ascoltarne l’urlo. Se non lo afferriamo, vuol dire che siamo ‘’incapsulati’’ in una bolla che trascura la sostanza»