Il lato oscuro dell’utopia
Claudia Tonin e le frontiere della fantascienza contemporaneaPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
La narrativa di fantascienza non ha mai avuto grande fortuna in Italia nonostante da decenni esista nel nostro Paese la collana Urania, pubblicata da Mondadori fin dal 1952. La science-fiction funziona al cinema, nelle serie tv, ma rimane un prodotto di nicchia per quanto riguarda la carta stampata, dove furoreggiano altri generi, come il fantasy, il giallo e il romance. Un vero peccato perché attraverso la fantascienza si possono affrontare in maniera totalmente libera, senza i vincoli dettati dal realismo a tutti i costi, tematiche scottanti come i rischi ambientali, i pericoli delle guerre e l’importanza di mettere fine alle diseguaglianze.
Una dimostrazione di come il romanzo fantascientifico possa coinvolgere e allo stesso far riflettere ci viene da Le Cronache di Gaia (PubMe, 2025, pp. 821), saga che si sviluppa in tre episodi nata dalla fantasia di Claudia Tonin. Le Cronache di Gaia, infatti, raccontano un futuro distopico della Terra attraverso tre generazioni di donne che si muovono in un nuovo mondo, Gaia, governato da un predominio femminile, dove la libertà individuale è sacrificata in nome di un’utopia sociale.
La saga di Claudia Tonin inizia nel 2109, quando sette leader mondiali si ritrovano per discutere del destino della Terra. Non sono politici qualsiasi, ma donne destinate a diventare le Sette Sorelle Fondatrici. Quell’incontro cambierà, infatti, il futuro del pianeta mettendo le basi per iniziare una nuova Era, in cui l’egemonia maschile sul genere umano verrà meno. Cinquanta anni dopo la Terra è diventata Gaia. Non vi sono più guerre, né violenze, la pace regna su tutto il pianeta, riunito sotto un unico governo federale presieduto da Han Chan Mei. L’assetto sociale è cambiato e le strutture familiari sono state disgregate. I pochi uomini sopravvissuti vivono in colonie protette in Nuova Zelanda e su Marte.
Non tutto però funziona come dovrebbe. Moira ha appena avuto un figlio maschio, che non è disposta ad abbandonare come vorrebbero le regole imposte alla società dalla Sette Sorelle Fondatrici. Decide quindi di partire per Marte, con suo figlio, inseguita dalla sua migliore amica, la comandante Nancy Freeman. Amélie, invece, è una brillante giornalista che si sente la donna più fortunata di Gaia quando viene scelta per scrivere la storia della nascita del loro mondo attraverso le interviste alle sette sorelle fondatrici. Per lei, cresciuta nel culto di Han Chan Mei, la leader mondiale di Gaia, questo incarico è un onore immenso, ma il suo lavoro la porta a fare terribili scoperte e a mettere in dubbio tutte le sue certezze e a vedere molte crepe nel mondo perfetto di Gaia. I destini di queste tre donne stanno per legarsi per sempre al geniale Andrej Kurikov, lo scienziato più brillante che Gaia abbia mai avuto, l’uomo che ha giurato di distruggere le Sette Sorelle Fondatrici e il mondo che hanno creato.
Con Le Cronache di Gaia Claudia Tonin ci offre una riflessione non banale sui pericoli dell’autoritarismo, di qualunque stampo sia e qualunque siano i suoi intenti. Un esempio di come il ricorso alla distopia sia una delle formule usate dalla narrativa fantascientifica per portarci a riflettere sul presente.
Una formula che non è l’unica come ci racconta proprio Claudia Tonin:
«Dopo molti anni in cui la fantascienza è stata dominata dalla distopia oggi si stanno affermando nuove tendenze, legate alla tematica della salvaguardia dell’ambiente. Quindi storie che parlano di catastrofi ambientali sul nostro pianeta o su altri pianeti che vogliono porre l’attenzione sull’importanza di trovare un giusto equilibrio tra esseri umani, animali, natura. Sono temi al centro dei romanzi di una scrittrice come Franci Conforti, che ha una formazione come biologa e la mette al servizio della narrativa fantascientifica. O ancora della trilogia dello scrittore cinese Liu Cixin, autore del Problema dei tre corpi, da cui è stata tratta recentemente una serie Netflix».
Nella narrativa fantascientifica si cimentano molte scrittrici. Esiste una fantascienza al femminile?
«Propendo per il no. Esiste una narrativa al femminile? Una giallistica al femminile? Non esistono divisioni così nette. Magari esiste una propensione femminile per trattare determinati tematiche, ma più che altro credo che esistono differenze culturali nel modo di approcciare la scrittura, anche in un genere con peculiarità ben definite come la fantascienza. Uno scrittore o una scrittrice nati in America tendono ad assomigliarsi maggiormente di due scrittori nati il primo in Cina e il secondo in Messico. Un libro come Così si perde la guerra del tempo risente, e lo dico in senso positivo, del fatto che una delle autrici, Amal El-Mohtar, è di origine e cultura libanese. Per il resto la fantascienza è un genere che ha delle regole fisse che vanno al di là dei generi, delle latitudini e longitudini. Ci parla di tecnologia, di scienza, dei limiti che dobbiamo porci».
Ma in Italia perché la fantascienza non funziona come in altri paesi?
«In realtà la fantascienza ha i suoi appassionati, anche se non così numerosi come avviene in altre nazioni. Come già detto esiste da più di settant’anni la collana Urania della Mondadori ed è molto attiva l’associazione World SF Italia presieduta da Donato Altomare. Questa associazione ha fatto molto per diffondere la fantascienza nel nostro Paese negli ultimi dieci anni. Teniamo poi presente che la narrativa fantascientifica spesso pone questioni impegnative, non è puro intrattenimento. Bisogna un po’ essere allenati alla fantascienza. Per esempio, le serie Tv poliziesche sono innumerevoli, mentre la fantascienza latita, a parte qualche kolossal sul grande schermo. E questa lacuna non favorisce l’avvicinamento delle giovani generazioni alla fantascienza. Detto questo la narrativa fantascientifica resiste, grazie a Urania, a editori come Fanucci, Zona 42 e altri che ha investito molto nel genere, a nuovi protagonisti come Franci Conforti, appunto, oppure Francesca Cavallero».