È tra le malattie che più preoccupano gli over65 e in Italia colpisce 5 milioni di persone, di cui l’80% sono donne in menopausa.

Come spiega il ministero della Salute, “l’osteoporosi è una malattia sistemica dell’apparato scheletrico, caratterizzata da una bassa densità minerale e dal deterioramento della micro-architettura del tessuto osseo”. Questo comporta una fragilità dello scheletro e un aumento del rischio di frattura - che riguarda soprattutto le vertebre, il femore, le ossa del polso e della caviglia - anche in caso di traumi di poco rilievo.

Una condizione che ha rilevanti conseguenze sia sul piano personale e familiare (dal punto di vista di chi assume il ruolo di caregiver), sia su quello sociale e sanitario.

Basti pensare che la mortalità per frattura del femore - che più spaventa gli anziani - è del 5% nel periodo immediatamente successivo all’evento e del 15-25% a distanza di un anno; solo il 30-40% dei soggetti torna a camminare come prima dell’incidente, mentre nel 20% dei casi si ha la perdita totale della capacità di deambulazione.

Gli ulteriori fattori di rischio

L’osteoporosi si distingue in due forme: primaria e secondaria, che di norma insorge in seguito a una serie di patologie e alla relativa assunzione di farmaci sul medio e lungo periodo. In generale, si tratta di una malattia tipica della terza età, tant’è vero che gli specialisti la definiscono anche “osteoporosi senile” o “post-menopausale”.

Per le donne, la prima causa è l’abbassamento ormonale causato dall’assenza del ciclo mestruale: in particolare, ci si riferisce agli estrogeni, gli ormoni sessuali necessari anche per il metabolismo osseo. Negli uomini, invece, l’osteoporosi tende a manifestarsi in età più avanzata rispetto alle donne, in virtù sia di una struttura scheletrica più robusta sia del fatto che la diminuzione degli ormoni sessuali è meno rapida.

La forma primaria di questa malattia presenta anche altri fattori di rischio, come l’eccessiva magrezza, una menopausa precoce insorta (spontaneamente o indotta chirurgicamente) prima dei 45 anni, la vita sedentaria, l’alimentazione scorretta priva di calcio (principale costituente delle ossa, non viene prodotto in autonomia dall’organismo e deve dunque essere introdotto con l’alimentazione), l’abuso di alcol e caffè nonché il fumo di sigaretta.

Come già anticipato, la causa principale della forma secondaria di osteoporosi è invece l’assunzione prolungata di medicinali cortisonici, anticoagulanti, anti-convulsioni, anti-acidi e anche i lassativi. Ci sono inoltre altre patologie che possono scatenarla: è il caso per esempio dell’anoressia nervosa, della celiachia, dell’ipertiroidismo, delle sindromi immuno-reumatiche e del morbo di Crohn, la malattia infiammatoria cronica intestinale più diffusa e che prende il nome dal chirurgo che l’ha identificata.

***

Magrezza eccessiva tra i fattori di rischio

Se è vero che l’osteoporosi si presenta con l’avanzare dell’età, lo è altrettanto il fatto che non si tratta di una condizione fisiologica ma di una vera e propria malattia.

Equilibri precari

In tutte le fasi della vita, l’osso va incontro a un processo fisiologico di rimodellamento: il tessuto scheletrico danneggiato viene rimosso dalle cellule denominate osteoclasti, mentre gli osteoblasti (altro tipo di cellule) si occupano di formarne di nuovo. Con il progressivo avanzamento dell’età, l’attività del primo gruppo di cellule è superiore rispetto a quella del secondo e questo si traduce in una perdita di massa ossea. Nel momento in cui questa perdita diventa eccessiva e patologica, ecco manifestarsi l’osteoporosi: l’attività di riassorbimento osseo è persistente e maggiore rispetto a quella di neo formazione.Esami diagnostici e di laboratorio

Difficile riconoscere i sintomi di questa condizione di salute, poiché è caratterizzata da un esordio silente. Tuttavia, ci sono degli esami diagnostici che permettono di individuare eventuali fragilità ossee. Il più famoso è la densitometria ossea (Dexa o Moc), attraverso la quale si calcola la densità minerale ossea a livello di colonna lombare e femore prossimale (la parte che si congiunge con l’anca). I dati ricavati dall’esame ai raggi X vengono confrontati con valori di riferimento, ottenendo così il “T-score” per i pazienti over 50 (viceversa, per la fascia dai 30 ai 50 anni si parla di “Z-score”): si tratta della differenza tra il valore di densità minerale dell’osso esaminato e il campione di riferimento rappresentato da soggetti sani di 30 anni al picco di massa ossea. Sulla base di questo “T-score”, i valori vengono catalogati in normale, osteopenia o, appunto, osteoporosi. In quest’ultimo caso, si procede anche con una radiografia della colonna vertebrale, funzionale a diagnosticare in forma precoce le fratture vertebrali.

La Moc viene prescritta alle donne in menopausa e agli uomini con più di 60 anni, che presentano fattori di rischio come pregresse fratture da fragilità, terapie note per essere la causa di questa malattia, familiarità per frattura di vertebre o femore, menopausa sopraggiunta prima dei 45 anni, magrezza (identificata con un Bmi pari o inferiore a 19 Kg/m2). Questo tipo di esame deve essere ripetuto ogni 18-24 mesi, in modo da monitorare lo stato d’avanzamento della malattia e valutare l’efficacia dei trattamenti anti-osteoporotici che sono stati prescritti a seguito della diagnosi.

Agli esami diagnostici si accompagnano esami del sangue e delle urine che consentono di analizzare il metabolismo calcio-fosforo, confermando o escludendo la forma secondaria della malattia.

Trattamenti mirati

I farmaci anti-osteoporotici vanno ad agire sul rimodellamento scheletrico, con l’obiettivo di migliorare il bilanciamento tra il riassorbimento e la neoformazione ossea descritto in precedenza. Come? Incidendo appunto sugli osteoclasti, inibendone la funzione. Se questa terapia non dovesse rivelarsi efficace, il paziente deve sottoporsi a una cura più massiccia costituita anche da farmaci anabolici che stimolano le cellule osteoblastiche funzionali alla neoformazione ossea, come il Teriparatide e il Romosozumab, che ad oggi rappresentano le più efficaci cure contro questo livello di osteoporosi. Si tratta di prescrizioni che migliorano la densità ossea e riducono il rischio di fratture.

© Riproduzione riservata