L'Ecuador è un Paese nel caos ad un passo dalla guerra civile: nel pomeriggio di ieri un gruppo di uomini armati e incappucciati ha fatto irruzione in uno studio del canale pubblico, in diretta, della città di Guayaquil, epicentro da mesi delle violenze.

Il presidente Daniel Noboa ha dichiarato «il conflitto armato interno» e «guerra ai narcos», ordinando l'evacuazione immediata del Parlamento e di tutti gli uffici pubblici della capitale Quito.

Un clima esplosivo da giorni divampato con segnalazioni di saccheggi e violenze.

Nelle drammatiche immagini trasmesse in diretta, che hanno fatto il giro del mondo sui social, uomini incappucciati, vestiti con delle tute sportive, con in mano granate e fucili mitragliatori hanno preso in ostaggio diversi giornalisti e tecnici, minacciandoli di morte. Molti giornalisti con le mani giunte li pregano di aver salva la vita. Dopo una mezz'ora di panico, le luci dello studio si sono spente e s'è solo potuto sentire l'arrivo delle forze speciali della Polizia.

«Per favore, sono venuti per ucciderci. Dio non permettere che ciò accada. I criminali sono in onda», ha detto all'Afp uno dei giornalisti in un messaggio su WhatsApp. 

La Cina ha sospeso l’attività dell’ambasciata, mentre il capo della diplomazia statunitense per l'America Latina, Brian Nichols, ha espresso la sua «estrema preoccupazione. Gli Stati Uniti sostengono il popolo dell'Ecuador. Siamo pronti a fornire assistenza al governo ecuadoriano e rimarremo in stretto contatto con la squadra del presidente Daniel Noboa». 

(Unioneonline)

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