Ci si potrà iscrivere liberamente al primo semestre di Medicina e chirurgia, Odontoiatria e protesi dentaria e in medicina veterinaria senza passare attraverso test. Questo è quanto prevede la riforma dell'accesso alla facoltà di Medicina. Verranno individuate le discipline in area biomedica, sanitaria, farmaceutica e veterinaria che devono essere superate per l'ammissione al secondo semestre. Nel caso di mancata ammissione verranno riconosciuti i crediti formativi utili per potere cambiare facoltà.

Il testo base non modifica i programmi riguardanti i test per l'accesso alla facoltà previsti a maggio e a luglio prossimi: le nuove norme dovrebbero scattare nel 2025.

Cosa prevede la riforma

Il testo prevede che il Governo sia delegato ad adottare, entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore della legge, uno o più decreti legislativi per la revisione delle modalità di accesso Medicina Odontoiatria e Veterinaria. Nell'esercizio della delega il Governo deve tra l'altro garantire programmi uniformi e coordinati e l'armonizzazione dei piani di studio dei corsi, per un numero complessivo di crediti formativi universitari (Cfu) stabilito a livello nazionale; prevedere che l'ammissione al secondo semestre dei corsi di laurea magistrale sia subordinata al conseguimento di tutti i crediti formativi universitari (Cfu) stabiliti per gli esami di profitto del primo semestre svolti secondo standard uniformi nonché alla collocazione in posizione utile nella graduatoria di merito nazionale; garantire, nel caso di mancata ammissione al secondo semestre dei corsi di laurea in Medicina, Veterinaria ed Odontoiatria il riconoscimento dei crediti formativi universitari conseguiti dagli studenti negli esami del primo semestre per il proseguimento in un diverso corso di studi da indicare come seconda scelta, rendendo obbligatoria e gratuita la doppia iscrizione limitatamente al primo semestre.

Bernini: «30mila futuri nuovi medici»

«Trasparenza, equità, merito: è su questi principi che il governo ed il ministero dell'Università vogliono riformare l'accesso a Medicina, combinando le legittime aspirazioni degli studenti alle necessità del sistema sanitario – ha commentato la ministra Anna Maria Bernini -. Sappiamo che nei prossimi anni potremo formare almeno 30mila futuri nuovi medici, ai quali dobbiamo garantire una preparazione di qualità, attenta soprattutto alle opportunità che le nuove tecnologie offrono in campo medico. Stiamo lavorando ad una riforma strutturata che superi il numero chiuso e punti all'eccellenza formativa e alla valorizzazione delle competenze. Siamo sulla buona strada. Sono davvero orgogliosa del percorso che anche il Parlamento ha avviato, all'insegna dell'ascolto, della massima collaborazione e dell'unità di intenti».

«È stato un lavoro intenso che ha trovato la massima convergenza di tutte le forze politiche - aggiunge Roberto Marti, presidente della Commissione Istruzione del Senato - l'odioso numero chiuso che abbiamo conosciuto negli ultimi 25 anni non ci sarà più. Offriremo così ai nostri ragazzi - prosegue il senatore - la possibilità di iscriversi liberamente alle facoltà di Medicina, Odontoiatria e Veterinaria e di iniziare un percorso che gli permetterà di avere tempo e modo per orientarsi nel mondo universitario, che costituisce per ognuno una grande novità. Gli studenti avranno modo di verificare anche la propria vocazione e di dimostrare le competenze acquisite con lo studio delle discipline di base di questi corsi di laurea». 

Il no dei medici

«Siamo nettamente contrari, e questa non è assolutamente una norma di buon senso - ha detto invece il presidente della Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri (Fnomceo), Filippo Anelli -: eliminare il numero chiuso a Medicina significa che fra 10 anni, il tempo necessario per formare un medico, avremo una pletora di laureati che non avranno possibilità di trovare un posto di lavoro come medici. Produrremo solo dei disoccupati». 

(Unioneonline/D)

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