Il processo Hazzard sui presunti appalti pilotati nel Marghine e nell’Alto Oristanese è arrivato alla conclusione.

Oggi il verdetto: il sindaco di Borore Salvatore Ghisu è stato condannato a 4 anni e tre mesi per peculato e falso. Anche se assolto per una decina di altri capi d’imputazione, viene sospeso dall’incarico di primo cittadino in virtù della legge Severino. 

Sono stati condannati anche l’ex segretario comunale del Comune di Borore Giuseppe Mura (a tre anni e dieci mesi per il reato di falso) e il tecnico comunale Marco Contini (tre anni e sei mesi per peculato).

Le altre assoluzioni sono arrivate per Michele Corda, Luciano Fenudi, Antonio Contini, Salvatore Vinicio Vinci, Mario Uda, Stefano Maoddi, Mariangela Rita Sias, Giuseppe Mura ed Elio Cuscusa. Assolti per prescrizione Maria Cristina Maccioni, Marco Contini, Michele Corda, Francesco Mura, Paolo Pirri, Maurizio Salvatore Cherchi, Elio Cuscusa e Mariangela Rita Sias.

L’inchiesta era partita nel 2015, da una segnalazione su presunte anomalie nei rapporti tra l’amministrazione comunale di Borore, l’Unione dei Comuni del Marghine e una serie di professionisti e di imprenditori. Secondo la procura di Oristano ci sarebbero stati incarichi affidati ad “amici” e prestanome ma anche delibere comunali false per ottenere tornaconto elettorale. Una serie di contestazioni che in parte sono cadute.

Secondo il pm Armando Mammone e oggi anche secondo il collegio dei giudici (presidente Carla Altieri, a latere Federica Fulgheri e Marco Mascia) il sindaco di Borore Salvatore Ghisu (difeso dall’avvocato Gianfranco Siuni) insieme all’allora responsabile dell’ufficio tecnico Marco Contini (assistito da Wally Salvagnini e Pierluigi Cappai) e al segretario comunale Giuseppe Mura (tutelato da Piero Franceschi) avrebbe stilato una delibera sull’aggiornamento e la ristampa dei quaderni del Museo del pane ma il 18 febbraio 2015, data riportata nell’atto, non ci sarebbe stata alcuna riunione di Giunta. E secondo l’accusa quella delibera sarebbe stato un atto artefatto per consentire un impegno di spesa illecito. La difesa anche durante il dibattimento ha sostenuto il contrario, portando le registrazioni e i verbali di quella riunione di Giunta.

L’altra condanna per il sindaco Ghisu è arrivata per il capo H, peculato: una transazione da 3 mila euro fra il Comune di Borore e un agronomo per la redazione del Piano di utilizzazione economica del bosco. Secondo l’accusa la parcella non doveva essere pagata perché il lavoro non era stato regolare. Mentre la difesa sostiene che la procedura e la transazione sono state regolari, che ci sono tutti i pagamenti tracciati (peraltro autorizzati dal settore finanziario e non dal sindaco). Infine la condanna per il capo D, falso, per Ghisu e il segretario Mura riguarda la delibera sulle carte di identità in cui si sarebbe attestata la presenza dell’assessora ai servizi sociali che invece non era presente. Per questo capo di imputazione c’è stato lo stralcio e il sindaco Ghisu è a processo con un altro giudice.

I tre condannati annunciano ricorso in Appello. 

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