Ad accompagnare Giulia, la tartaruga marina caretta caretta, dal centro cure del Parco marino dell’Asinara al Parco marino di La Maddalena dove questa mattina, nella baia di Spalmatore, è stata liberata, sono stati il direttore Vittorio Gazale, il commissario Giovanni Cubeddu e Laura Pireddu, responsabile del centro recupero. 

A seguire le ultime fasi prima del rientro nel suo habitat naturale, accompagnato da un fragoroso applauso, oltre Giulio Plastina, direttore del Parco di La Maddalena, allo staff dell’ente, al sindaco, alla vice sindaca, al comandante del Presidio militare MM e al comandante della Capitaneria di porto, c’erano un paio di centinaia di persone, in gran parte alunni delle scuole elementari, pubbliche e paritarie.

La tartaruga marina, di circa 10 anni di età, era stata trovata un mesetto fa da due pescatori isolani, ammagliata nelle reti, e l’avevano consegnata al Parco nazionale che ne aveva disposto, con il coordinamento della Capitaneria di porto e il supporto della Cooperativa Insule, l’immediato ricovero presso Centro di Recupero fauna marina in difficoltà dell'Asinara e affidata alle cure dei veterinari. La tartaruga Giulia, nonostante il lungo viaggio di ritorno per le strade della Anglona prima e della Gallura poi, è apparsa in buona forma e, tolta da contenitore che l’accoglieva, ha percorso rapidamente una decina di metri di spiaggia per poi immergersi nelle limpide e fresche acque di La Maddalena, ritornando al suo habitat naturale.

La vice sindaca e assessora all’Ambiente, Federica Porcu, presente al rilascio, ha ricordato le difficili condizioni nelle quali vivono le tartarughe marine e i cetacei in genere, che rischiano non solo di imbattersi in eliche, quant’altro, di impigliarsi nelle reti, come era occorso a Giulia, ma anche di ingerire plastica e micro plastica, sempre più in maniera preoccupante presente nel mare. E non a caso solo poche settimane fa l’assessora Porcu ha firmato un’ordinanza con la quale viene vietato il rilascio di palloncini in gomma o materiale similare, anche se biodegradabili, riempiti con gas più leggeri dell’aria; il divieto è esteso a nastri colorati, lanterne cinesi e ad altri dispositivi aerostatici idonei a disperdersi, senza controllo, nell’ambiente.

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