Alla fine “Giorgia” li ha spediti in conferenza stampa anche se il Consiglio dei Ministri era ancora in corso. Davanti ai taccuini di Palazzo Chigi non si sono presentati presi per mano, nonostante l’input presidenziale fosse eloquente: smentite ogni scontro, polemica o divisione. Da una parte Francesco Lollobrigida, “Lollo” in famiglia, Ministro dell’Agricoltura, dall’altra Gilberto Pichetto Fratin, Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica.

Lo scontro all’ombra

Da giorni il sottobosco della politica e degli affari fotovoltaici li dava in guerra aperta, con una bozza di Decreto Legge diventata virale nei campi agricoli e tra i “signori” del fotovoltaico pronti a travolgere e stravolgere le terre fertili e produttive di mezza Italia a colpi di pannelli di silicio. Da una parte l’allarme per i campi agricoli trasformati in specchi frangisole, destinati ad essere divorati dall’ombra degli affari, dall’altra gli speculatori di turno preoccupati di esser spazzati via dal buon senso e dal senso di responsabilità verso ambiente e natura.

Pace di facciata

Le posizioni erano opposte, nonostante le dichiarazioni di pace e "serenità” a favore di telecamere. Il Decreto Legge all’esame del Consiglio dei Ministri del resto aveva un titolo d’accesso per l’ordine del giorno che non lasciava trasparire sensi di colpa verso i faccendieri del sole: «Disposizioni urgenti per le imprese agricole, della pesca e dell’acquacoltura, nonché per le imprese di interesse strategico nazionale». E che il provvedimento avesse il peso politico più rilevante lo si evince dai firmatari: il Presidente del Consiglio dei Ministri, i Ministri dell’Agricoltura – Sovranità alimentare e quello delle “Imprese e made in Italy”. Tre firme a significare la maggioranza della maggioranza. A dividere i contendenti, i Ministri dell’Agricoltura e dell’Ambiente “prestato” all’Energia, l’articolo sei di quel decreto omnibus dedicato alla cura dei campi. La norma con la quale il tema “agricolo-energetico” finisce nell’agenda del Governo è tranchant: il divieto assoluto di impiantare pannelli fotovoltaici nei terreni agricoli.

Cerchio & botte

Il provvedimento all’esame dell’esecutivo è un colpo al cerchio e uno alla botte. Da una parte si introduce il divieto alla "semina fotovoltaica” poi, però, si afferma che i progetti già presentati saranno fatti salvi. Si percepisce lontano un miglio che le tensioni si insidiano sotto e sopra i pannelli. Ci sono interessi miliardari, impegni sottobanco, intese palesi con grandi gruppi e diplomazie europee, tutte rivolte a soddisfare l'ingordigia degli speculatori del sole e del vento. Il testo del decreto lo scrivono con il bisturi attento agli affari “solari” e il megafono della propaganda rivolto alla gente dei campi. La norma punta a colpire e affondare una parte del Decreto Semplificazioni del Governo Draghi, quello più vicino alle grandi lobby internazionali degli affari eolici e solari. La bozza del Decreto, che alla fine sarà confermato per gran parte del suo testo iniziale, aggiunge poche righe, ma esaustive al Decreto del “banchiere d’Europa”, fattosi Presidente del Consiglio per fiducia ricevuta e plauso della finanza mondiale. Cinque righe esaustive, capaci di segnare, senza colpo ferire, la doppia beffa per la Sardegna: «Le zone classificate agricole dai vigenti piani urbanistici sono aree non idonee all’installazione degli impianti fotovoltaici con moduli collocati a terra di cui all’articolo 6-bis, lettera b) del decreto legislativo 3 marzo 2011, n. 28. I procedimenti di autorizzazione in corso alla data di entrata in vigore del presente decreto sono conclusi ai sensi della normativa previgente». Letto così, il provvedimento, sembrerebbe pure andare nella giusta direzione, quella di fermare l’invasione fotovoltaica dei campi agricoli. In realtà, quel testo, anche se ancora non si conosce quello finale, frutto delle limature di Palazzo Chigi, racconta un’altra storia. La lettura in “chiave sarda” di quella bozza, confermata sotto ogni punto di vista nella conferenza stampa di ieri di Lollobrigida, fissa tre capisaldi: 1) il Governo sceglie la strada “urbanistica” per un decreto che punta a bloccare il fotovoltaico nelle zone agricole; 2) i progetti già presentati sono fatti salvi e verranno valutati senza divieti di sorta, con le norme previgenti; 3) la scelta della strada del «governo del territorio» vale solo per le Regioni ordinarie, visto che la competenza «urbanistica» per la Sardegna è esclusiva, sancita da una norma costituzionale. I primi due pilastri del provvedimento “agricolo-urbanistico-energetico” sono la conferma che la Sardegna subisce una doppia beffa: da una parte non potrà usufruire del “divieto” statale e dall’altra si salvaguardano le Regioni, principalmente quelle del nord e centro Italia, dove sono pochissimi i progetti presentati a fronte di una valanga che prima di tutti sta travolgendo la Sardegna. La decisione di “salvaguardare” i progetti già depositati al Ministero, e anche quelli a livello regionale, costituisce un colpo basso per il Mezzogiorno, un principio aberrante con il quale si fanno salvi i progetti presentati a dismisura, senza alcun criterio e alcuna norma di riferimento, avvallando di fatto il Far West degli speculatori energetici.

Sardegna “protetta”

In Sardegna, però, anche quella disposizione che “tutela” gli affari solari della prima ora, quelli che hanno fatto incetta di protocolli progettuali, non ha alcun valore. Quella norma “urbanistica”, appena varata con effetto immediato dal Governo Meloni, non potrà essere applicata nell’Isola. A “proteggere” il territorio sardo dalle “incursioni” affaristiche e, in questo caso, statali c’è, infatti, una norma di rango costituzionale che assegna alla Regione sarda, con l’articolo 3 dello «Statuto Autonomo della Sardegna», la competenza primaria ed esclusiva in materia «urbanistica».

Salva le “intonse”

Se il Governo da una parte salva le regioni “intonse”, quelle con pochi o senza progetti solari, dall’altra traccia una strada “istituzionale” dalla quale la nuova Giunta regionale non si potrà esimere: bloccare l’assalto eolico e fotovoltaico con una «norma urbanistica», immediata, urgente ed efficace, l’unica capace, senza inutili orpelli e pretestuose perdite di tempo, di fermare lo scempio progettato e pianificato sul territorio sardo. Del resto con questa mossa “urbanistica” dello Stato, la Sardegna rischia di trasformarsi in una vera e propria zona “grigia”, l’unica sempre più aperta all’invasione di faccendieri e speculatori.

Ora è strada obbligata

Una strada obbligata, ammenoché non si voglia avvallare la devastazione dell’Isola sia sul piano fotovoltaico che eolico, rimandando il velleitario blocco dell’invasione alla definizione, forse tra qualche anno, di strumenti di pianificazione, a quel punto inutili e sottomessi al volere dello Stato, come era capitato con il Piano paesaggistico con il quale si era impunemente ceduta agli uffici di Roma la potestà paesaggistica, la stessa che le norme di attuazione avevano chiaramente assegnato alla Regione. Ora, dinanzi a questa mossa del Governo, si tratta di capire cosa farà la Giunta regionale. Le strade sono due. La prima: cogliere la palla al balzo del “decreto urbanistico” del Governo e fare un provvedimento legislativo più compiuto, comprensivo di eolico e fotovoltaico, facendo di fatto decadere senza perdite di tempo i progetti degli speculatori in terra sarda. La seconda: far finta di niente, perseguire una norma perditempo e avvallare l’invasione dell’Isola. La Sardegna e i sardi non staranno a guardare.

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