E' uno dei dati più preoccupanti che emergono dal 21/o rapporto Crenos sull'economia dell'isola presentato oggi nell'aula magna della facoltà di Ingegneria. Male il lavoro: la Sardegna presenta nel 2013 un tasso di disoccupazione del 17,5, in aumento di due punti rispetto al 2012 per complessivi 117mila disoccupati. Su istituzioni, infrastrutture, istruzione e innovazione l'isola è al 222/o posto nelle regioni europee. E' sedicesima in Italia davanti a Sicilia, Calabria, Puglia e Basilicata. Non bene anche nei trasporti: utilizzo di mezzi pubblici e soprattutto delle ferrovie di gran lunga sotto la media nazionale. "Stiamo lavorando - ha detto l'assessore del Bilancio, Raffaele Paci - sono certo che la Sardegna possa riprendere la crescita. I dati sull'industria sono molto interessanti, così come quelli dell'agricoltura". A parziale consolazione emerge il fatto che le donne e in genere chi ha un grado di istruzione più elevato affronta la crisi con minori difficoltà. Nel 2013 il tasso di disoccupazione regionale di chi possiede un diploma di licenza media è pari al 21,5%, mentre chi ha conseguito una laurea, un master o un dottorato è pari al 9,7%. "I laureati - questo il commento del rettore dell'Università di Cagliari, Giovanni Melis - trovano occupazione in minor tempo rispetto ai non laureati". Per quanto riguarda il comparto turistico i numeri, oltre a registrare un forte incremento rispetto all'anno precedente, evidenziano una sempre più massiccia presenza di stranieri. Con due vantaggi: destagionalizzazione e maggiore capacità di spesa rispetto agli italiani. Sebbene la Sardegna attragga una quota di stranieri inferiore alla media nazionale (41 contro il 47%), la domanda dall'estero cresce più velocemente rispetto ai competitor del turismo balneare Sicilia, Puglia, Calabria e Corsica.
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