«Non sono favorevole né io e neanche la Federazione Nazionale dell’Ordine dei Medici; noi siamo non per una riapertura a tutti delle Facoltà di Medicina ma per una apertura programmata, cioè in base alle necessità».

A dichiararlo è stato il dott. Nicola Addis, presidente dell’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri della Provincia di Sassari, presente questa mattina a La Maddalena ad un convegno sulle patologie pediatriche, riferendosi ai recenti provvedimenti assunti a Roma, finalizzati a far fronte alla carenza di medici in Italia.

«Nel 2030/2032 ci sarà una pletora, un imbuto lavorativo»; in effetti, prosegue «già con gli attuali aumenti di iscrizioni in Medicina, nonostante il numero chiuso, dovrebbero essere sufficienti». Per quanto riguarda il problema della carenza dei medici di base, specialmente se destinati a territori periferici, non sembra proprio che l’attuale corso di specializzazione, della durata di 3 anni, possa risolvere se non parzialmente il problema.

«C’erano a disposizione 84 borse di studio, 63 sono stati gli ammessi e in 43 che hanno iniziato il corso», afferma il presidente Addis; «e di questi 43 temo che alcuni si ritireranno nel momento in cui possano avere la possibilità di accedere ad altre scuole ritenute più appetibili, con un’ulteriore riduzione quindi». Il presidente dell’Ordine dei medici della provincia di Sassari ricorda che il precedente assessore regionale alla sanità, Carlo Doria, «aveva trovato una soluzione, un accordo con i medici di medicina generale che non è stato concretizzato, perché è finita la legislatura, accordo con il quale veniva riconosciuto ai medici che andavano nel territorio, soprattutto nelle zone più disagiate, dei benefici economici».

C’è poi il problema «della eccessiva burocratizzazione, per cui gran parte del tempo anziché al paziente viene dedicato allo svolgimento di pratiche burocratiche; l’avere segretari o infermieri favorirebbe il rapporto diretto medico-paziente e il tempo di cura reale da dedicargli».

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