Allarme anche in Sardegna per le razzie compiute dalla “fauna incontrollata” e in particolare dai cinghiali, che a livello nazionale hanno raggiunto una popolazione di 2,3 milioni di esemplari e che nell’ultimo anno hanno causato danni per 200 milioni di euro all’agricoltura italiana.

A scattare la preoccupante fotografia delle devastazioni che i cinghiali procurano a vigneti e uliveti, ma anche pascoli e prati, campi di mais e cereali, coltivazioni di girasole e ortaggi è Coldiretti.

Secondo l’associzione in Sardegna la situazione è «critica», soprattutto a ridosso delle aree protette.

Le regioni però più colpite sono la Puglia, con oltre 30 milioni di euro e 250mila cinghiali, e la Toscana con oltre 20 milioni di cui l'80% a causa della presenza di circa 200mila cinghiali.

Coldiretti, che ha indetto una serie di assemblee dedicate al problema in tutte le proprie sezioni locali, lamenta anche il ritardo nei risarcimenti agli agricoltori, che arrivano spesso dopo molti anni e solo in minima parte. Infatti, sottolinea l’associazione, «non coprono mai il valore reale del prodotto distrutto, con la conseguenza che molti rinunciano a denunciare».

Ma – rilevano gli agricoltori – cinghiali e fauna selvativa sono anche causa di incidenti: 170 nel 2023, secondo un’analisi su dati Asaps, in aumento dell'8% rispetto all'anno precedente.

E a questo si aggiunge l'allarme della peste suina africana, non trasmissibile all'uomo, che i cinghiali, ricorda Coldiretti, rischiano di diffondere nelle campagne mettendo in pericolo gli allevamenti suinicoli e con essi un settore che, tra produzione e indotto, vale circa 20 miliardi di euro e dà lavoro a centomila persone.

Da qui la richiesta alle istituzioni «di mettere un freno immediato alla proliferazione dei selvatici, dando la possibilità agli agricoltori di difendere le proprie terre. Mancano, infatti, i piani regionali straordinari di contenimento».

(Unioneonline/l.f.)

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