Un mistero che vale trenta milioni di euro. L’asta per aggiudicare la “Signorina Lieser” del pittore austriaco Gustav Klimt non si è nemmeno avvicinata a quella dell’estate scorsa a Londra quando la “Dama con ventaglio” venne battuta per 98 milioni di euro. A Vienna la casa imKinsky, nei giorni scorsi, si è fermata a 30 milioni (35 con i diritti di agenzia), ma certamente ha attirato molte attenzioni soprattutto per la storia del quadro, riapparso dopo circa cento anni e sul quale aleggia più di un mistero sia sulla provenienza che sulla donna ritratta dal pittore austriaco tra i maggiori artefici della “secessione viennese”. Certamente il prezzo di 30 milioni di euro è un record per l’Austria ma resta al di sotto delle previsioni della vigilia dell’asta, partita da una base di 28, facilmente superata ma poi non arrivata a livelli eccessivamente alti.

Il quadro

Il dipinto di Klimt, uno degli autori più particolari della fine dell’Ottocento e dei primi del Novecento (era nato nel 1862 e morì nel 1918, vittima delle conseguenze della Spagnola), fa parte dell’ultimo periodo di attività del pittore austriaco che lo avrebbe realizzato poco prima della sua scomparsa. Klimt divenne famoso per la capacità di unire varie tecniche artistiche, tra cui l’uso dell’oro nei suoi dipinti, arte ereditata anche dal padre, che proprio l’orafo faceva di mestiere. Nel suo caso, tuttavia, una parte importante per gli sviluppi dell’arte la ebbero anche le influenze scaturite da alcuni sui viaggi in Italia, in particolare a Ravenna, dove conobbe lo sfarzo dei mosaici bizantini e la capacità di mettere insieme l’opaco e il brillante lo resero poi celebre per i dipinti del cosiddetto periodo aureo, tra cui il famoso “Bacio”.

La “Signorina Lieser” fa parte degli ultimi lavori del maestro viennese: risale infatti al 1918 e, secondo gli esperti, non sarebbe stato concluso. Già prima dell’asta di Vienna sono state numerose le testate giornalistiche che hanno sollevato perplessità sul quadro di Klimt, che ritrae una giovane donna con i capelli neri avvolta in un mantello a fiori. Del dipinto si persero ben presto le tracce, forse perché finito tra i capolavori trafugati dai nazisti durante l’occupazione austriaca, fatto sta che qualche anno fa sarebbe riemerso con tutta la sua aura di mistero, fino poi all’asta dei giorni scorsi.

Il mistero

Sono diversi gli interrogativi irrisolti sul quadro di Klimt, come hanno scritto a più riprese il New York Times, il Sunday Times, la Bbc e, in Italia, anche Repubblica. I principali riguardano la donna ritratta nel quadro ma pure la provenienza del dipinto, che avrebbe avuto numerosi passaggi di proprietà più o meno oscuri, soprattutto durante l’occupazione nazista, anche per il fatto che il quadro venne commissionato e realizzato per una ricca famiglia di industriali ebrei, i Lieser appunto, convertiti al cattolicesimo e fuggiti all’estero o deportati in alcuni casi nei campi di concentramento dopo l’invasione austriaca da parte di Hitler. Fu proprio in quegli anni che la tela sparì nel nulla o se ne persero le tracce per poi riapparire di recente. Tanto più che la stessa casa d’aste che ha venduto il quadro, la imKinsky, ha confermato di non essersi messa d’accordo con gli eredi Lieser per la cessione dell’opera, che quindi avrebbe una provenienza differente, nonostante sia emerso che un discendente della famiglia sia ricomparso per reclamarlo. Fatto sta che Erika Jakubovits, una delle massime esperte d’arte di opere trafugate dai nazisti agli ebrei, ha dichiarato nei giorni scorsi a Repubblica che la storia del quadro andrebbe ricostruita in modo minuzioso, mentre la casa d’aste afferma di non avere prove che il quadro venne rubato o ci fu un’appropriazione indebita.

Il ritratto

La vicenda della provenienza del dipinto si intreccia peraltro proprio con il soggetto della tela. La modella ritratta, anche secondo i riferimenti lasciati da Klimt, faceva parte della famiglia Lieser, composta dai fratelli Justus e Adolf, ricchi industriali con tre figlie adolescenti. L’ipotesi più forte è che la donna rappresentata fosse Margarethe, figlia di Adolf e Silvia, e il figlio della donna, morto a 99 anni, il banchiere inglese William de Gelsey, avrebbe sempre sostenuto che fosse la madre la modella del ritratto, cercando quel quadro disperatamente per tutta la vita senza mai riuscire a recuperarlo. La casa d’aste, tuttavia, ritiene che la donna sia la cugina di Margarethe, Helene, figlia di Justus e Henriette Lieser. La madre di Helene fu deportata a Riga agli inizi degli anni Quaranta e poi se ne persero le tracce. Un quotidiano austriaco, “Standard”, afferma non solo che la donna del quadro sia Helene, ma anche che il dipinto finì in mano a un membro del partito nazista Adolf Hagenauer, che secondo i sostenitori di questa tesi avrebbe sposato la figlia dell’ex maggiordomo di Henriette Lieser. Questo sarebbe il canale che avrebbe portato il dipinto in Germania. Dunque i dubbi sulla proprietà del quadro restano, visto che non è chiaro se e come fosse finito in Germania e soprattutto perché gli eredi dei Lieser non avrebbero anche oggi diritto a reclamarne la proprietà. Misteri e materiale per avvocati e battaglie legali.

Resta il fatto che sono ancora tanti i misteri che avvolgono il quadro, a iniziare dalle successioni e dai passaggi che hanno portato il quadro a riemergere dall’oblio. Nonostante le rassicurazioni della casa d’aste, i dubbi non mancano.

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